lunedì 13 febbraio 2012

Sull’uso bastardo della Grecia


Sull’uso bastardo della Grecia
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13 febbraio 2012

Non ce la faccio a stare zitto, a contemplare lo sfacelo che ha devastato i lavoratori greci senza reagire violentemente contro i lavoratori di tutta europa, questa mostruosità che ha fatto emergere nazionalismi da poveri cristi, impotenza generata dalla paura e vigliaccheria alimentata da un democraticismo e da un “rispetto delle regole” alimentato da una vecchia sinistra che ormai non esiste nemmeno più. Gli scontri violenti di Atene purtroppo non hanno avviato una reazione decisiva dei lavoratori che ormai dovranno subire la macelleria del governo Papademos totalmente asservito alla Bundersbank ed agli speculatori di mezzo mondo. I giovani violenti dovranno sottostare al diktat del resto dei lavoratori europei che tireranno un sospiro illudendosi di “non fare la fine della Grecia” Bastardi. I lavoratori tedeschi che hanno accettato supinamente la “riforme” sulle pensioni e sul mercato del lavoro con la promessa di azzerare la disoccupazione che si è invece attestata al 15%, mentre dal 2001 con l’introduzione della riforma Hartz sono aumentati vertiginosamente i lavoratori sottopagati e dequalificati secondo modalità paragonabili a quelle della Cina (vedi il Rapporto redatto da  Thorsten Kalina e Claudia Weinkopf dell’ Institut Arbeit und Qualifikation) e che attualmente ammontano al 20% della forza lavoro. Qualcuno dovrebbe ricordare, come ha fatto Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph, al “proletariato” teutonico che “L’ultima volta che Germania necessitò di un salvataggio da parte dei creditori mondiali, riuscì ad assicurarsi condizioni migliori di quelle che hanno devastato la Grecia nella scorsa settimana


Nel 1953 Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Francia, Grecia e gli altri firmatari del London Debt Agreement garantirono al Cancelliere Konrad Adenauer una riduzione del 50% su tutto il debito tedesco, che corrispondeva al 70% di alleggerimento per le scadenze lontane. Ci fu una moratoria quinquennale per i pagamenti degli interessi” . Inoltre in occasione della unificazione della nuova grande Germania, furono i paesi europei a sostenere una nazione che rischiava di subire un crollo economico dovuto alla ricostruzione della Germania dell’Est. E Adesso? Nessuno presenta loro il conto. Cosa credete? La Grecia e non solo, dovrà subire ulteriori manovre entro il 2020 solo per limitare semplicemente il debito al 120% del PIL ma, ironia della sorte deve anche sottostare ad un contratto che prevede l’acquisto di armi dalla Francia e dalla Germania. Cosa potranno fare i governi che seguiranno? Forse aprire dei campi di concentramento e riempirli con forza lavoro coatta, ma forse la Grecia è già diventato il primo lager del Quarto Reich. E’ vero che inizialmente i lavoratori dei settori privati dell’Ellade brindarono in occasione dei tagli e dei licenziamenti nel settore pubblico, atteggiamento assai diffuso anche nel paese dei campanelli ma ora si trovano tutti sulla stessa barca ed inneggiano come se fossero eroi quei black block che in passato venivano tacciati di essere dei provocatori. Ora è venuto il momento di dire in faccia ai lavoratori italiani che non hanno scampo, che essi stessi nei prossimi mesi dovranno subire una regressione economica e sociale grazie ad un governo di macellai spacciati per dei geni da un elettorato di coglioni che misurano la loro esistenza sulla base delle dichiarazioni televisive di tromboni, giornalisti ed osservatori da quattro soldi. Intanto vengono esaltati ma nel contempo commiserati quei poveretti che perdono il lavoro e non sanno fare altro che salire su torri, stare di fronte ai cancelli di una fabbrica vuota sperando in una telecamera o protagonisti di trasmissioni televisive per “benpensanti” proni alle “amare esigenze” di una crisi provocata dal vecchio governo del bunga bunga. A Kilkis  i lavoratori hanno occupato un ospedale, medici ed infermieri lo gestiscono in prima persona per dimostrare che non vi più alcun bisogno di dirigenti, politici e quant’altro per far funzionare una società moderna. Il loro invito ad allargare questa nuova azione di forza, un vero contrattacco non verrà ahimè accolto dagli altri lavoratori greci. La paura e l’impotenza che regna nel mondo del lavoro è il prodotto di una lotta di classe che i capitalisti hanno imparato a fare in questi anni, e loro la sanno fare bene la lotta di classe senza teorizzarla come se fosse un mantra. Credete che negli altri paesi europei i lavoratori si siano lanciati a riprodurre tale esperienza? Assolutamente no. Continuano a confidare nei partiti e negli economisti di professione per risolvere i loro problemi. La protesta spagnola degli indignados è evaporata con la vittoria elettorale di un governo di destra che continuerà a tagliare uno stato sociale ormai da terzo mondo con un tasso di disoccupazione record del 30%. In Portogallo il 12 Febbraio sono sfilate inutilmente 100 mila persone a Lisbona per protestare contro le manovre del governo socialdemocratico di Pedro Passos Coelho, dettate dai quei gangster del FMI e della BCE con il ricatto del prestito di 78 miliardi di euro, che prevede le solite privatizzazioni e ulteriori tagli e magari se lo sono pure votato sti rivoluzionari dei garofani. In Romania intanto sono già otto giorni che migliaia di persone manifestano nelle maggiori città del paese chiedendo le dimissioni del presidente Traian Basescu e del Primo Ministro Emil Boc cui seguono regolarmente violenti scontri con la polizia. I lavoratori rumeni oltre ai tagli vertiginosi sulla sanità hanno subito una riduzione del 25% sui loro salari ed un ridimensionamento di uno stato sociale da morti di fame. Il governo tiene duro e intende portare avanti egualmente le sue “riforme”. Forse si meriterebbe la fine di Ceausescu.
Occorre sbattere sulla faccia dei lavoratori la cruda realtà ed agire con lo spirito del samurai, senza mediazioni, per eliminare la zavorra delle ideologie che separano i lavoratori per provocarli in un ultimo tentativo per risvegliarne l’orgoglio.

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